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Quotidianità

Il Borgo dei Cacciatori è un luogo che pullula di vita, in qualsiasi ora del giorno. Difficilmente al suo interno si può godere di vero e proprio silenzio, nonostante in esso regni una naturale quiete, interrotta solo di tanto in tanto dai rumori provenienti dal lavoro delle Botteghe della vecchia Tana delle Palle dei Lupi, dal verso di qualcuno dei suoi numerosi animali, o dal rumoroso giocare dei bambini, alla caccia o alla guerra, nei vicoli tra le case.
Eppure, non per questo il via vai dei suoi lavoratori o il chiacchiericcio dei suoi abitanti può in un qualche modo essere associato alla conduzione di un’esistenza frenetica, poiché, intrinseca nelle movenze pacate dei suoi abitanti ed evidente dalla fermezza delle sue tradizioni, è la profondità di pensiero di questa gente: lavoratori assennati, silenziosi ma attenti, ospitali ma allo stesso tempo schivi, leali al Nord, nel cui terreno affondano profondamente le loro radici, e ai Blackhaven.
Il sorgere del sole e l’inizio delle attività degli uomini sono anticipati dall’agitarsi delle bestie: i primi rumori ad animare il Borgo al mattino sono infatti i nitriti e gli sbuffi dei cavalli nei recinti all’aperto, durante l’Estate, o al chiuso nelle stalle, durante l’Inverno, e l’abbaiare dei segugi, nel rincorrere i movimenti altrimenti silenziosi dei più mattinieri. Il mattino è anche il momento della giornata in cui gli abitanti della Fortezza che lavorano all’interno delle Botteghe del Borgo, senza abitarci né far parte della sua tradizione, lo raggiungono, alimentandone ancora di più la vita. Ma il giorno è anche il momento in cui, paradossalmente, le strade e le case del Borgo sono più silenziose, perché, con la complicità della luce, i cacciatori, uomini e donne, si addentrano nella foresta per le loro battute di caccia e perlustrazioni del territorio. Una volta arrivato il tramonto, i cacciatori di rientro aggiornano il Borgo sulle prede conquistate, sulle condizioni delle difese della città e della foresta, ed il loro ritorno è spesso accolto dalle feste dei bambini e dall’apprensione delle donne rimaste al Borgo. Questo rende la sera il momento di maggiore vitalità del Borgo, quando non è difficile trovare un cacciatore o due che, portandosi una sedia all’esterno della propria casa, si accomodi lì fuori per darsi alla scuoiatura della selvaggina catturata durante il giorno, o alla concia delle pelli, o sentire qualcuno innalzare un bicchiere di vino al ricordo del Vecchio Blackhaven o alla salute del suo erede, nella Casa della Caccia. Essa, nella quotidianità, è un piacevole luogo di ritrovo e non è inusuale, infatti, che qualcuno vada lì semplicemente a consumare i propri pasti, o si segga ai tavoli in cerca di compagnia; per questo è abitudine dei cacciatori di lasciare una tavolata sempre imbandita, con carne salata e formaggi, per lasciar usufruire di cibo, vino e acqua, qualsiasi avventore di rientro. Ma essa è anche il luogo che sente tonare le voci degli Anziani del Borgo quand’esso si riunisce, ed è allora che l’ilarità di quella stanza viene sostituita dalla serietà necessaria per le decisioni più importanti da prendere. La Casa della Caccia, inoltre, è un luogo di riunione anche per le donne che si riuniscono lì giornalmente nelle prime mattinate e nei primi pomeriggi, approfittando della luce, bene assicurato per sempre meno ore a mano a mano che l’Inverno si avvicina, per i lavori che competono coloro che non partecipano le battute: filatura, tessitura, conciatura delle pelli e la caratteristica lavorazione del legno del Borgo. Gli ultimi sono lavori che occupano spesso anche gli uomini che non sono impegnati nelle battute ed i bambini, educati fin da piccoli all’esercizio della manualità, così che la manodopera del Borgo lo renda quasi del tutto autosufficiente per costruzioni, mobilio ed utensili. Non è inusuale, a questo proposito, trovare speranzose file all’esterno della casa della Vecchia Agatha Clearage, la sera, in attesa della vendita di uno dei suoi famosi archi.

Salmone che risale il torrente

Danzatrice che sussurra

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